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Articolo: Verso un futuro carbon neutral: le sfide della moda sostenibile

Signs with slogans about sustainability and environmental activism, including “LESS NEW = LESS CO₂” on cardboard, “Sustainable fashion matterz” and “We never stop voting,” arranged in a domestic setting with dried flowers and candles

Verso un futuro carbon neutral: le sfide della moda sostenibile

La moda, nell’immaginario comune, è un mondo affascinante e seducente, fatto di creatività e bellezza. Ma dietro questa superficie scintillante, troppo spesso, si nasconde un costo invisibile: emissioni di CO₂, sprechi d’acqua, sfruttamento delle risorse naturali. Negli ultimi decenni, la corsa alla fast fashion ha accelerato questo impatto, trasformando l’abbigliamento in un bene usa e getta e allontanandoci da un’idea di moda che rispetti il tempo, il lavoro e il pianeta.

Oggi, il settore richiede una trasformazione profonda: diventare più responsabile e più attento. Parole come sostenibilità non sono più slogan, ma punti di partenza per un ripensamento radicale: ridurre ciò che consumiamo, scegliere energia rinnovabile, progettare capi che durino e che possano essere riutilizzati o riparati. La moda è chiamata a raggiungere un obiettivo ambizioso, ma indispensabile: la carbon neutrality.

In questo articolo parleremo delle sfide che la moda deve affrontare e delle opportunità che può cogliere. Scoprirai perché puntare alla carbon neutrality significa reinventare processi, materiali e abitudini, e perché il cambiamento riguarda tutti: produttori, stilisti ma anche consumatori.

Cartelli con slogan sulla sostenibilità e l’attivismo ambientale, tra cui “LESS NEW = LESS CO₂” su cartone, “Sustainable fashion matterz” e “We never stop voting”, disposti in un ambiente domestico con fiori secchi e candele

Indice

  1. La moda al bivio della sostenibilità
  2. Carbon neutral e carbon neutrality: oltre le parole
  3. La sfida della sostenibilità ambientale e il nodo del fast fashion
  4. L’energia rinnovabile come motore del cambiamento
  5. Consumo consapevole e il ruolo dei materiali naturali
  6. Uno sguardo al futuro: la moda che vogliamo

La moda al bivio della sostenibilità

C’è un momento in cui ogni settore è costretto a guardarsi allo specchio. Per la moda, quel momento è adesso. L’industria dell’abbigliamento, una delle più creative e seducenti del mondo, è anche tra le più inquinanti: secondo il report del 2023 dell’ UNEP (United Nations Environment Programme), è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra e di enormi consumi idrici.

In questo scenario, la moda sostenibile non è più una nicchia elitaria o una tendenza da cavalcare per conquistare nuovi mercati: è un’urgenza. Significa ripensare completamente i modelli produttivi, dalla coltivazione delle fibre al confezionamento, dalla logistica al riciclo.

E qui entra in gioco il concetto di carbon neutral. Ma cosa significa essere carbon neutral? Vuol dire azzerare il bilancio netto di emissioni di CO₂: per ogni tonnellata emessa, bisogna sottrarne una dall’atmosfera. Non è un obiettivo simbolico, ma un traguardo che richiede investimenti concreti, cambiamenti strutturali e la volontà di trasformare l’intera filiera. È un percorso che va oltre il marketing, perché chi sceglie di intraprenderlo si assume una responsabilità chiara: essere parte della soluzione, non del problema.

Il cambiamento, però, non si ottiene in solitudine. Serve una visione condivisa tra aziende, istituzioni e consumatori. E serve soprattutto il coraggio di rallentare un’industria che, negli ultimi decenni, ha accelerato a dismisura, alimentando il modello fast fashion e con esso un consumo frenetico che il pianeta non è più in grado di sostenere.

Il cambiamento, però, non si ottiene in solitudine. Serve una visione condivisa tra aziende, istituzioni e consumatori. E serve soprattutto il coraggio di rallentare un’industria che, negli ultimi decenni, ha accelerato a dismisura, alimentando il modello fast fashion e con esso un consumo frenetico che il pianeta non è più in grado di sostenere.

Cardboard protest sign with the colorful slogan “Cartello di protesta in cartone con la scritta colorata “Earth is more valuable than money”, accompagnata da un disegno del pianeta e di un sole

Carbon neutral e carbon neutrality: oltre le parole

Parlare di carbon neutral o carbon neutrality significa affrontare un obiettivo che, come spiega anche il Parlamento Europeo, va ben oltre la compensazione delle emissioni. È un concetto che racchiude due azioni imprescindibili: ridurre e compensare. Ridurre significa intervenire direttamente sui processi produttivi, scegliere energia rinnovabile, ottimizzare i trasporti, usare tecniche di tintura meno inquinanti e materiali a basso impatto. Compensare, invece, vuol dire investire in progetti che rimuovano CO₂ dall’atmosfera: riforestazioni certificate, tutela di foreste esistenti, ripristino di ecosistemi degradati.

Ma riduzione e compensazione non sono due azioni sullo stesso piano: la prima è prioritaria, la seconda è un completamento. Non si può continuare a produrre come prima pensando che piantare qualche albero basti a “neutralizzare” il danno. La vera sostenibilità si misura nella capacità di prevenire, non solo di riparare.

Ecco perché il concetto di carbon neutrality diventa anche una leva di innovazione: per raggiungerlo, le aziende sono costrette a rivedere ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Significa riprogettare i capi per farli durare più a lungo, eliminare gli sprechi di tessuto, investire in ricerca per fibre biodegradabili o rigenerate, adottare modelli di business circolari come il noleggio o il re-sale.

Alcune pubblicazioni dell’Ellen MacArthur Foundation, focalizzate sul settore moda, illustrano con chiarezza come applicare principi dell'economia circolare, dalla scelta responsabile dei materiali alla progettazione per riuso e riciclo, porti a una riduzione significativa dell’impatto ambientale. Questi studi mostrano che può diventare non solo una scelta etica, ma anche un vero vantaggio competitivo, in grado di trasformare il ciclo di vita dei capi in un’opportunità di innovazione a lungo termine.

La sfida della sostenibilità ambientale e il nodo del fast fashion

La sostenibilità ambientale nella moda è un concetto ampio, che tocca ogni aspetto della produzione: il consumo di acqua, l’uso di sostanze chimiche, la gestione dei rifiuti, l’impatto delle spedizioni. Ma c’è un ostacolo che continua a rallentare la transizione: il fast e l’ultra fast fashion.

Questo modello industriale si fonda su collezioni prodotte a ritmo serrato, prezzi bassissimi e qualità sacrificata sull’altare della velocità. La conseguenza è una catena di approvvigionamento intensiva, con materie prime spesso provenienti da produzioni ad alto impatto, in paesi con regolamentazioni ambientali eque assenti e un consumo energetico enorme.

Il fast fashion non è solo un problema ambientale: è anche sociale, perché alimenta lo sfruttamento del lavoro e precarizza intere comunità. Secondo il Fashion Transparency Index, la maggior parte dei grandi brand fast fashion non fornisce dati completi sulla provenienza dei propri capi né sulle condizioni di lavoro degli operai.

Contrastare questo modello significa produrre meno ma meglio, investire nella qualità dei capi e nella loro riparabilità. Ma significa anche educare i consumatori a considerare l’acquisto come una scelta a lungo termine e non come un gesto impulsivo. Ed è qui che la moda sostenibile si distingue: non rincorre il trend, ma crea capi che attraversano le stagioni, belli da indossare oggi come tra dieci anni.

L’energia rinnovabile come motore del cambiamento

Se c’è un fattore che può accelerare in modo decisivo il passaggio a una moda a basse emissioni, è l’adozione di energia rinnovabile. La produzione tessile richiede enormi quantità di energia: per alimentare macchinari, riscaldare l’acqua nei processi di tintura, gestire la logistica. Passare a fonti come solare, eolico, idroelettrico o geotermico può abbattere drasticamente le emissioni di CO₂.

Pale eoliche in un campo al tramonto, avvolte da una leggera foschia, con cielo sfumato nei toni caldi dell’arancione e del rosa

Alcune aziende hanno già compreso questa urgenza, installando impianti fotovoltaici nei propri stabilimenti o stipulando contratti di fornitura da fonti certificate. Secondo l’International Energy Agency, l’energia rinnovabile è oggi la forma di produzione energetica a crescita più rapida al mondo, e la moda ha l’opportunità, e la responsabilità di essere protagonista di questa transizione.

Ma non si tratta solo di cambiare fornitore di energia: la sfida è rendere ogni fase più efficiente, riducendo i consumi superflui, recuperando calore e acqua di processo, ottimizzando il trasporto merci per ridurre i viaggi e le emissioni collegate.

L’uso di energia pulita è anche un messaggio potente verso il consumatore: dimostra che la sostenibilità non è un concetto astratto, ma un impegno quotidiano e misurabile.

Consumo consapevole e il ruolo dei materiali naturali

La moda sostenibile non prende forma solo nelle fabbriche: si realizza anche negli armadi di chi acquista. Ogni consumatore ha il potere di orientare il mercato con le proprie scelte, premiando marchi che usano materiali certificati, che producono in piccole quantità, che garantiscono trasparenza sui processi.

Le fibre naturali, se coltivate, allevate e lavorate in modo responsabile, restano un pilastro di questo approccio. Sono materiali durevoli, confortevoli, biodegradabili, capaci di ridurre l’impatto ambientale rispetto alle fibre sintetiche derivate dal petrolio.

Ma l’innovazione offre oggi anche fibre rigenerate, ottenute dal riciclo di tessuti pre- e post-consumo, o derivate da scarti agricoli e forestali. L’obiettivo è creare un sistema in cui nulla vada sprecato, in cui il fine vita di un capo diventi l’inizio di un nuovo prodotto.

Qui entra in gioco anche la responsabilità del cliente: acquistare meno ma meglio, riparare invece di gettare, scegliere capi versatili che possano adattarsi a più occasioni. Perché la sostenibilità ambientale non è solo una questione di produzione: è anche, e soprattutto, una questione di abitudini.

Due donne sorridenti osservano un abito blu su gruccia in un negozio di abbigliamento, con altri capi appesi sullo sfondo

L’impegno concreto di Oscalito per un futuro più pulito

Parlare di sostenibilità ambientale e di carbon neutrality è importante, ma ciò che fa la differenza sono le azioni quotidiane. In questa direzione, la nostra filosofia è da sempre quella di rendere la responsabilità ambientale parte integrante del modo di fare impresa, intervenendo su più fronti.

Sul piano del prodotto, la filosofia di ecodesign guida la progettazione dei capi: riduzione delle cuciture, utilizzo di tessuti tubolari e fibre naturali certificate per garantire comfort e lunga durata, facilitando al contempo il riciclo e la biodegradabilità. Nel 2023, il 32% della produzione era costituito da capi monomateriali e il 69% da capi non stagionali, riducendo così il ritmo di consumo e lo spreco di risorse.

Anche il packaging è stato ripensato in chiave eco-compatibile: sacchetti in bioplastica ricavata dalla canna da zucchero (60%) e cartone riciclato, con un taglio significativo alle emissioni legate agli imballaggi.

Sul fronte energetico , Oscalito acquista dal 2021 il 100% dell’energia da fonti rinnovabili e ha installato impianti fotovoltaici e sistemi geotermici per alimentare e climatizzare lo stabilimento. Nel solo 2023, oltre 60.000 kWh di energia sono stati autoprodotti da fonti solari, con una riduzione diretta delle emissioni di gas serra.

Infine, la misurazione annuale della Carbon Footprint dello stabilimento, effettuata secondo le linee guida del GHG Protocol e in collaborazione con il Center4SharedValue dell’Università di Torino, permette di monitorare con precisione i progressi e individuare nuove aree di intervento. Un approccio trasparente, misurabile e in linea con gli obiettivi internazionali per il clima.

Uno sguardo al futuro: la moda che vogliamo

Immaginare un’industria della moda carbon neutral non è utopia, ma una necessità a portata di mano, se affrontata con determinazione e collaborazione. Ci sarà bisogno di investimenti, di ricerca, di nuove leggi che incentivino le aziende virtuose e penalizzino chi continua a ignorare l’impatto ambientale. Ma ci sarà anche bisogno di una trasformazione culturale, che restituisca valore al tempo, alla qualità e al rispetto del pianeta.

Il futuro della moda non può essere una corsa cieca alla prossima collezione, ma un viaggio consapevole verso capi che durino nel tempo, che raccontino storie di rispetto e bellezza. La sostenibilità non è un punto di arrivo, ma un impegno quotidiano, fatto di scelte concrete e coerenti.

Ogni passo verso la carbon neutrality, ogni investimento in energia rinnovabile, ogni resistenza al richiamo del fast fashion è un seme piantato per il futuro. Un futuro in cui vestire bene significa anche vivere in armonia con il pianeta che ci ospita.